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L’impresa resiliente è cinica e sociale

Pubblicato il 27 Aprile 2020 da admin

#Covid 19 #normative e sicurezza #Quantra

L’impresa è stata l’ossatura fondamentale dell’Italia post-bellica e sarà la chiave di volta per uscire dalla crisi economica e finanziaria generata dalla pandemia di COVID19. L’impresa in tutte le sue accezioni e in tutti i settori a partire da quella manifatturiera, agricola, commerciale, turistica, dell’intrattenimento, della distribuzione, dei trasporti. Insomma, l’impresa come soggetto in grado di generare valore sul territorio offrendo posti di lavoro e prodotti e servizi per il mercato locale o globale. In questi giorni il giornalista Claudio Cerasa si chiedeva che caratteristiche dovrebbe avere l’impresa per meglio reagire all’emergenza.

La risposta è che dovrebbe avere le caratteristiche che hanno contraddistinto le imprese di successo degli ultimi 30 anni: solidità finanziaria, modello organizzativo robusto ma flessibile, eccellente ed attenta gestione delle risorse umane e grande attenzione nel cogliere ogni elemento di discontinuità per farlo diventare una occasione per costruire un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. Il cinismo imprenditoriale è ora più che mai l’elemento essenziale del successo dell’impresa.

James Chanos, gestore di fondi di investimento negli USA, in una intervista al Financial Times ritiene che le imprese e le aziende che potranno avere un futuro sono quelle che hanno scelto di non indebitarsi troppo, che hanno deciso di affrontare i periodi di difficoltà facendo investimenti e non tagliando il personale, hanno costruito un modello di business non basato sul ricatto ai fornitori e hanno scelto di creare strutture aziendali caratterizzate da una flessibilità ponderata. Sono quindi le imprese che guardano al futuro e alla globalizzazione non come una minaccia ma come una opportunità e che pongono le proprie competenze e il proprio saper fare, ovvero le proprie persone, al centro della loro strategia competitiva.

L’impresa lungimirante deve saper rassicurare e rafforzare l’intera rete di persone che è alla base del suo successo. E proprio come le imprese costruite sulle fragili basi della gig economy (i tassisti di Uber, i fattorini di Deliveroo, Gloovo e MyMenu, gli alloggi di AirBnB, il lavoro iper-flessibile e spesso in nero) rischiano di collassare, quelle che hanno mantenuto una rete di sicurezza fatta di lavoratori a tempo pieno fedeli e adattabili hanno più probabilità di farcela come ha scritto in questi giorni il Financial Times.

Ne abbiamo conferma tutti i giorni in questo periodo difficile. Le nostre imprese hanno potuto mantenere un profilo operativo grazie alla adattabilità delle persone che hanno saputo trasformare una discontinuità straordinaria in una opportunità per essere più efficienti, per cambiare con flessibilità, spirito di adattamento e dedizione all’azienda. Un momento che poteva minare al profondo le loro certezze è diventato un momento per rinsaldare le basi costitutive dell’impresa, il patto d’acciaio tra l’impresa e il lavoro.

Ripartire vorrà dire, prima ancora di affrontare i problemi finanziari, di mercato o di efficienza, prima di tutto insomma, mettere i nostri impiegati, operai, collaboratori nelle condizioni migliori per potere lavorare al meglio, in sicurezza, in un ambiente che li protegga e li ponga al centro del futuro.

Pubblicato il 27 Aprile 2020 da admin

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